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Roberta e il suo riscatto dalla violenza: "Oggi mi sento una donna consapevole e libera"

Accolta a Palermo a Casa Al Bayt con la figlia, dopo anni di maltrattamenti oggi ha un lavoro e una vita autonoma. "Mi hanno fatto capire che non dovevo fermarmi ma lottare per una vita nuova"

data articolo 27/10/2022 autore Redattore Sociale categoria articolo RASSEGNA
 
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Roberta e il suo riscatto dalla violenza: Oggi mi sento una donna consapevole e libera
Roberta e il suo riscatto dalla violenza: Oggi mi sento una donna consapevole e libera

PALERMO - Dai suoi occhi molto espressivi traspare un vissuto sofferto che però oggi è diverso. A raccontarsi è Roberta di 55 anni, che nel 2017, è stata accolta per un intervento coatto in Casa Al Bayt a Palermo insieme alla figlia per violenza e maltrattamenti operati dal compagno. "Oggi mi sento una donna consapevole e libera. Alle donne dico di reagire con coraggio se si vuole ritornare a vivere"

La donna, dopo un percorso di accompagnamento multidisciplinare oggi vive in autonomia e lavora come operatrice ausiliare proprio nella casa di accoglienza.

Oggi Roberta è un'altra donna?
Sì, lo posso dire con fierezza perché ho potuto riprendere in mano la mia vita grazie al Centro Padre Nostro e a tutto il personale di Casa Al Bayt. Mi hanno fatto capire che non dovevo fermarmi ma lottare per una vita nuova soprattutto per il bene di mia figlia che oggi ha 20 anni. Ho sofferto tanto ma grazie all'impegno e ai sacrifici, ho ottenuto dei buoni risultati. Mi sento una donna libera rispetto ad un passato in cui mi sentivo persa.

Com'è riuscita a trovare accoglienza?
Diverse volte avevo chiesto aiuto, ai familiari di lui e alle forze dell'ordine ma non avevo ottenuto alcun risultato. Da un maresciallo mi fu detto che se denunciavo mi toglievano la bambina. A 16 anni è stata mia figlia che, dopo avere iniziato un rapporto telefonico con Telefono azzurro, ha creato le condizioni per intervenire, salvandoci la vita. Dopo tanti anni di percosse e violenze fisiche e psicologiche, supportata da Telefono azzurro, ho denunciato attivando tutto il processo di aiuto. Insieme a mia figlia abbiamo vissuto 16 anni di incubo.

Come ha vissuto il primo periodo di inserimento a Casa Al Bayt?All'inizio non è stato facile perché, avendo dovuto lasciare tutto nella casa dove abitavamo, ci sentivamo molto disorientate. A poco a poco, sono riuscita a trovare una certa pace mentale, adattandomi e iniziando insieme a mia figlia un percorso integrato di sostegno psicologico. Dentro la casa abbiamo trovato una vera e propria famiglia. Quando sono andata via ho scritto a loro una bella lettera per tutto quello che hanno fatto per noi.

Cosa è successo con il suo compagno?
La giustizia mi ha deluso. Ha avuto solo 15 giorni di arresti domiciliari a casa di un familiare. Dopo ha avuto solo un anno di firma obbligatoria presso la caserma dove risiedeva. A casa gli furono sequestrate alcune armi. Cambiando subito i numeri telefonici, abbiamo vissuto con la paura che potesse sapere dove fossimo.

Dentro la Casa è iniziato il suo percorso di cambiamento?
Questo ha avuto tante fasi ma alla fine ci sono riuscita. Per mia figlia, che ancora non sta bene, è ancora difficile il recupero pieno della sua serenità. Ha sempre rifiutato di vedere il padre. Fortunatamente è seguita dagli operatori del progetto Telemaco e spero tanto bene per lei.

Quando siete uscite da casa Al Bayt? 
Siamo entrate nel febbraio del 2017 e poi uscite nel marzo del 2019. Già dentro la struttura, gli operatori mi avevano trovato un lavoro come domestica presso una famiglia dove sono stata fino al dicembre del 2019. L'indipendenza economica è stato per me un momento importantissimo della mia vita. Sono riuscita a trovare una casa in affitto dove viviamo in maniera dignitosa. Un giorno, nel maggio del 2020, sono stata chiamata dalla responsabile della Casa che mi ha fatto una proposta di lavoro. Così, dopo un periodo di prova,  sono stata assunta come ausiliare della casa.

E' stata una bella soddisfazione per lei?
Sì, sono fiera di me: di quello che ho fatto e di quello che sto facendo. Mi confronto sempre con loro perché nella vita si può sempre migliorare in tutte le cose.

Cosa si sente di dire alle donne che vivono situazioni simili a quelle da lei vissute?
Alle donne dico di non fare passare troppo tempo come ho fatto io. Bisogna trovare il coraggio di fare una chiamata a chi ci può aiutare e di reagire a tutte le forme di violenza. Eravamo delle persone annullate che siamo riuscite ad uscire da una gabbia tremenda. Io speravo che migliorasse ma invece lui è andato solo a peggiorare. Occorre reagire subito al primo schiaffo soprattutto se ci sono dei figli.

di Serena Termini

Fonte: Redattore Sociale

tag accoglienza tag casa al bayt tag violenza contro le donne segnala pagina Segnala commenta articolo
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